Mi
sveglia la rumorosa vibrazione del vetro della finestra. Apro gli
occhi e mi giro alla mia destra, la mia compagna e nostro figlio di
15 mesi continuano a dormire. Per fortuna il vento non li ha
svegliati. Guardo la radiosveglia, il display segna le 4:58. Nel
lettone, oltre alla mia compagna e nostro figlio, intravedo altri due
esseri dormienti. Il gatto rosso sta acciambellato proprio sui miei
piedi, con la sua zampa dolcemente poggiata sull'alluce e le sue
unghie un po' meno dolcemente piantate sul calzino che ricopre
l'alluce. Se non mi muovo ho speranza di cavarmela. In fondo,
dall'altra parte del letto, c'è il gatto tartarugato che invece
dorme per i fatti suoi, anche se arrotolato in una postura che non
saprei come descrivere.
Ok,
mi dico, posso provare a riaddormentarmi che qua non sono nemmeno le
5. Ma il vento continua a far sbattere le finestre e le unghie del
gatto rosso affondano sul calzino, quindi mi arrendo abbastanza
facilmente e decido di alzarmi. Vado
in cucina e metto su un caffé, nell'attesa che esca accendo anche il
computer. Sto nella semi oscurità, ho acceso solo la piccola lampada
che sta vicino alla libreria. Quasi quasi mi metto a scrivere un po'.
Che poi più di una persona me l'ha chiesto: ma perché scrivi? In
effetti il mio lavoro, quando ce l'ho, è un altro. Inoltre le cose
che ho scritto in passato e che in qualche modo ho pubblicato non è
che hanno avuto un particolare riscontro. Quindi perché? Perché mi
piace, mi rilassa. Non è che se uno non è un calciatore
professionista oppure un talento non se la va a fare la partita a
calcetto con gli amici. Uno ci va per rilassarsi e divertirsi, senza
dover avere necessariamente ambizioni. Per lo scrivere è la stessa
cosa. Lo faccio perché mi piace (o forse perché non mi piace
giocare a calcio, chissà).
Mi
affaccio alla finestra. Fuori è tutto buio, nemmeno i lampioni sono
accesi. Solo una piccola finestra con le grate nel palazzo di fronte.
Solo quel piccolo spiraglio di luce nella totale oscurità della
notte. La moka sbuffa, mentre il vento già lo faceva. Prendo il
caffè e mi siedo davanti al computer.
Poi
sento un grido provenire dalla strada. Mi alzo per andare a vedere e
dal vetro della mia finestra scorgo la sagoma di un uomo che si
dispera proprio nel mezzo della strada. Sembra che si sia fatto male.
Nella penombra della notte mi sembra di riconoscere il suo sguardo,
che ora è fisso verso di me. Quindi lancia un nuovo urlo. È una
questione d'istinto, non mi soffermo nemmeno a ragionarci. Prendo il
cappotto e scendo in strada, con ai piedi ancora le ciabatte. Faccio
le scale rumorosamente, apro il portone ed eccomi anch'io sulla
strada. Non c'è nessuno. La strada è vuota e buia. E fredda. Ma
com'è possibile?! Proprio adesso stava qui! Quindi mi guardo
intorno, il vento è fortissimo e mi entra nelle ossa, la tentazione
di rientrare subito in casa è forte ma decido di spingermi verso il
bivio della strada, perché mi dico che non può essere scomparso nel
nulla. Mentre muovo il primo passo verso il bivio il mio piede
incontra qualcosa, forse un sasso. Il mignolo nudo incontra la roccia
e mi faccio un male terrificante. Non riesco a trattenermi e urlo. Il
mio grido risuona nella strada vuota e buia. E fredda. Dalla piccola
finestra con le grate, l'unica illuminata, si affaccia un uomo.
Quell'uomo sono io. No, non uno che mi somiglia, sono proprio io, con
i miei vestiti, i miei occhiali, i miei occhi. Oh cazzo! Sono io che
mi guardo da dietro la finestra. Urlo di nuovo. Il me stesso che sta
dietro la finestra scompare mentre sento in lontananza un suono
elettronico monotono e fastidioso. Che si fa sempre più forte.
Apro
gli occhi. Sono a letto. Alla mia destra c'è la mia compagna e
nostro figlio. Ai miei piedi il gatto rosso è acciambellato. In
fondo, dall'altro lato, il gatto tartarugato dorme per i fatti suoi.
Dalla finestra entra prepotente la luce del sole mentre la sveglia
segna le 8:30 ed emette quel suono monotono e fastidioso. La mia
compagna apre gli occhi e nostro figlio le sorride. Io allungo la
mano per spegnere la sveglia, poi do un bacio ad entrambi mentre il
gatto rosso affonda un'unghia sul mio alluce.