domenica 31 luglio 2016

Appunti visivi: Il quarto d'ora del purgatorio

[racconti e appunti ispirati da fotografie]

Il quarto d'ora del purgatorio.

Ogni volta che si svegliava e apriva le palpebre era sempre la stessa storia. Il mondo esterno era bianco. Tutto era bianco. Passava dal nero, neppure troppo scuro, degli occhi chiusi al bianco, questo sì davvero troppo chiaro, del resto del mondo. Il bianco del mondo esterno, infinito e spietato, aveva una sua durata però e dipendeva dal tempo che i suoi occhi ci mettevano ad abituarsi alla vista. La durata di questo limbo non era infinita ma comunque lunga. E in quei minuti il candore pallido della realtà era universale.
Sulle cause il medico era stato chiaro: erano stati i mesi passati in Groenlandia per quel suo lavoro di ricerca. Mesi di esposizione ad una luce forte e ininterrotta senza le dovute protezioni. Il bianco gli era entrato nella retina e faceva fatica ad andarsene.
Dopo alcuni minuti il biancore universale però cominciava a cedere e timidamente piccoli dettagli cominciavano a prendere forma. All'inizio erano semplici linee, schizzi distratti in un foglio vuoto. Poi queste linee si facevano più numeroso e si abbozzavano delle forme. Ciò avveniva al centro del campo visivo, mentre intorno il bianco continuava a farla da padrone.
Avendo un buon udito spesso i suoni circostanti gli davano dei segnali importanti per interpretare quegli abbozzi di forma, ma quel senso di incertezza non lo abbandonava finché le linee non diventavano più consistenti.
Comunque ormai si era abituato, dal momento in cui si svegliava a quando poteva dirsi lucido e operativo dovevano passare almeno quindici minuti. Lui lo chiamava il quarto d'ora del purgatorio.



La foto, che ho scattato il 19 maggio 2016 e che ha ispirato questo incipit di racconto, è la seguente:


lunedì 4 luglio 2016

Rec & Edit

Sono inquieto. Faccio cose. E la maggior parte di queste cose hanno a che fare con le immagini.