giovedì 23 novembre 2017

All'ombra del gazometro




Quando arriva il momento mi tolgo le cuffie e le ripongo vicino al mouse, facendo attenzione a non intrecciare il filo che le collega al computer, poi indosso il cappotto ed esco dall'ufficio. Attraverso la strada e mi fermo dal fruttivendolo a comprare tre mandarini. Cammino quindi con in mano la busta di carta con la frutta e mi dirigo verso il Tevere. Quando è nuvoloso, come oggi, guardo il cielo perché è più affascinante del traffico. Quando è sereno invece preferisco guardare le auto che sfrecciano veloci e intossicano l'aria. Che sia nuvoloso o sereno dopo pochi minuti arrivo sul ponte di Via del Porto Fluviale e mi appoggio sulla barriera di ferro di fronte al Gazometro. Prendo quindi altre cuffie, ma questa volta sono auricolari, e inserisco il jack nello smartphone. Quindi inizio ad ascoltare un album di Miles Davis. Ultimamente mi sono fissato con In a Silent Way. Il suono avvolgente della tromba si mescola al rumore del traffico, creando un curioso remix postmoderno. Poi prendo il primo mandarino dalla busta di carta, lo sbuccio con noncuranza e mangio uno spicchio dopo l'altro. Il tutto guardando il gazometro.

Questa struttura metallica imponente non riesce a lasciarti indifferente, cattura lo sguardo anche quando vuoi guardare altrove. Quando capisci che non puoi fare altrimenti smetti di contrastarti e rimani lì a fissarlo. Lo fissi mentre pensi ai tuoi sensi di colpa preventivi, al dubbio se riuscirai ad essere un bravo genitore, se riuscirai a dare a tuo figlio quello di cui ha bisogno, se già ora sei troppo presente o troppo poco. Non lavori abbastanza - servono più soldi - o - lavori troppo - ha bisogno di maggiore tempo da dedicargli. I pensieri fluiscono veloci, così come le auto dietro di te. La tromba invece procede lenta e fluida. E il gazometro infine è fermo, immobile. Immobile come te di fronte a lui. Finché non comincia a piovere e decidi di tornare in ufficio, con ancora due mandarini da mangiare.