lunedì 15 gennaio 2018

Sala d'attesa





È un tardo pomeriggio d'inverno. Fuori infuria un temporale. Uno di quelli rumorosi, con pioggia scrosciante che sbatte sulle tettoie e sui vetri, tuoni devastanti e vento forte che fa cigolare tutto ciò che può cigolare. Dentro siamo una decina di persone tra adulti e bambini, tutti in attesa di essere ricevuti dal pediatra. La sala d'attesa è stranamente buia. C'è solo una lampadina a basso voltaggio che pende indolente dal soffitto ed emana una scarsa luce giallastra. Come se non bastasse è soggetta a sbalzi di tensione, probabilmente dovuti al temporale, per cui ogni tanto la luce si abbassa ancora di più. Questo clima da film horror non sembra turbare i presenti, a parte me ovviamente. Io mi lascio suggestionare da qualsiasi cosa, quindi diciamo che non faccio testo. Comunque ci sono i bambini che giocano e corrono per la stanza e i genitori seduti sulle sedie posizionate vicino alle pareti. Io sono l'unico adulto senza bambini al seguito. Sono qui solo per ritirare una prescrizione per mio figlio.
Normalmente l'entusiasmo di questi bambini sovrasterebbe ogni altro rumore ma il temporale è così forte che quasi non si sentono. La scena è surreale, li vedo muovere vistosamente la bocca ma non emettono alcun suono se non qualche flebile sussurro. Invece i tuoni li sento bene. E anche lo scrosciare della pioggia. E i cigolii. 

Ad un certo punto si vede un lampo particolarmente forte provenire dalla finestra, seguito subito dopo da un tuono clamoroso. Segue a ruota calo di tensione e lampadina che si spegne. Buio. Ecco, penso, adesso i bambini cominceranno a piangere così forte che sovrasteranno il temporale. Invece nulla. Passano diversi secondi nel buio più totale e non sento niente. Buio. Non so loro, ma io sono terrorizzato. Buio. Ancora un tuono fortissimo ma stavolta senza lampo. Finalmente la lampadina decide di tornare in vita e torna la luce. La scena che mi aspetto è quella dei bambini tutti stretti ai loro genitori che si fanno rassicurare invece li trovo che giocano e si rincorrono come se nulla fosse. Rimango perplesso. Anche perché non ci sono più i genitori. Tutti gli adulti che erano presenti nella stanza sono scomparsi. A parte me, ovviamente. Il vento fuori spezza qualche ramo e la pioggia batte violenta sul vetro dello studio pediatrico. Io rimango interdetto e immobile. 

Passano altri lunghi secondi. La cosa più sensata è che io faccia qualcosa. Ma non c'è nulla di sensato in questa vicenda quindi continuo a rimanere immobile e interdetto. Poi un altro tuono. Altro sbalzo di tensione. Altro buio. Adesso tornerà la luce e scoprirò di essermi sognato tutto. 

Torna la luce. 

Ecco, come volevasi dimostrare: I genitori sono al loro posto. Guardo meglio. No, non è come volevasi dimostrare. Stavolta sono scomparsi i bambini. Al centro della stanza non c'è più nessuno mentre sulle sedie vicino alle pareti ci sono gli adulti intenti a fare quello che facevano prima, con espressioni del tutto indifferenti.
Lampo. Tuono. Calo. Tensione. Buio. 

Passo i secondi di buio nel terrore di scoprire ciò che mi aspetta.
Torna la luce. Allora, i bambini ci sono. Giocano al centro della stanza. Bene. Gli adulti anche ci sono, seduti composti sulle sedie vicino alle pareti. Ci sono tutti. L'unico che manca sono io. La sedia sulla quale ero seduto è vuota.

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