E poche persone con il collo del cappotto rialzato
E cuffie bluetooth
Ma con il laccetto che altrimenti si perdono
E poi ci sono le persone che si perdono
Ascoltando musica che arriva dritta al cuore
Sensazioni violente che non si fermano
E nemmeno l’autobus si ferma
Perché è pieno
E sta iniziando a piovere
La città oramai
Ha intorno fabbriche e magazzini
E fumi che volano liberi
E macchinari accesi con furia futurista
E camion che fanno manovra
E lune opaca
E container pieni
E biblioteche vuote
Con dentro silenzio e carta
Anche se qualcuno ancora
sente ridere tra loro
Ferlinghetti e Fante
La città oramai
È poco calpestata
E da poche persone
Tubature rotte e birre dentro al frigo
Come in un western
Il vento alza mascherine e spazzatura
Dietro quel velo chirurgico
Come saranno le labbra
Che muovendosi
Ti malediranno?
La città oramai
Non ha jazz loft
Nè parchi giochi
E i suoi bambini sono messi in standby
Come un televisore spento
Ma con la luce rossa
Mentre i sogni stanno traboccando
Da cassetti troppo pieni
Restano però le finestre
E le rubriche del telefono
E qualche sguardo imbarazzato
La città oramai
È ancora palazzi e cavi dell’antenna
E portoni e tralicci e parcheggi
E strisce pedonali e cassonetti
E tombini e cartelloni pubblicitari
Ma la città ormai
È solo palazzi e cavi dell’antenna
E portoni e tralicci e parcheggi
E strisce pedonali e cassonetti
E tombini e cartelloni pubblicitari
14.10.2020
[Ho
scritto questa cosa, un flusso di immagini che si muove a ritmo di
jazz. Un ritratto fraudolento di come si sta trasformando la città.
L'ho scritta su carta ma andrebbe letta. E quindi senza il minimo
senso della vergogna l'ho letta, come in un reading degli anni 50.
Senza il fumo che circonda la stanza però perché per mia fortuna ho
smesso di fumare già da un po'.]
Girare un video per un brano ambient è sempre stimolante, un po' come la vertigine data da un'enorme libertà. Riprese effettuato il 05.06.2020 tra le 19.51 e le 20.02 con una Canon 2000d // 18-50 mm presso la costa di Pineto (TE).
Dopo aver sudato su ogni fotogramma di Good Time For A Change e averlo visto e rivisto fino alla nausea, con la sua uscita l'avevo messo nel cassetto. Non l'ho più rivisto per anni. Oggi, con l'occasione di averlo reso disponibile su Youtube, ho deciso di rivedermelo. Insomma, a parte l'imbarazzo di trovarci dentro diverse ingenuità soprattutto tecniche, ho avuto la bella sensazione di scoprire che la vitalità del film è ancora lì, intatta. E mi è quasi venuta incontro per abbracciarmi.
A noi che ci occupiamo di intrattenimento questo periodo di crisi crea un vago senso di impotenza. L'unica cosa che possiamo fare è provare a regalare qualche momento di distrazione.
Così, insieme a Manuela e Salvatore, ho deciso di pubblicare gratuitamente su Youtube il film documentario “Good Time For A Change”, girato tra l'Italia e il Canada nell'ormai lontano 2013. Una storia di emigrazione che nasconde tante altre storie fatte di viaggi, incontri, scoperte e libertà, una storia in cui con sguardo scanzonato abbiamo cercato di fotografare un piccolo frammento del mondo occidentale di quelli che ormai potremmo chiamare gli anni '10 del ventunesimo secolo.
Oltre alla versione italiana rendiamo disponibili anche la versione in inglese e quella in spagnolo.